Dopo aver confessato nella puntata precedente la mia ritrosia all’uso della parola guerra, nei giorni scorsi ho scovato un documento firmato da 10 ex corrispondenti di guerra, che invece vorrebbero metterci in guardia dalla propaganda dei Media.
Perché secondo loro nella propaganda sta l’errore del giornalismo italiano, che spingerebbe ascoltatori o lettori verso
la corsa al riarmo.
Siccome fra i 10 ex corrispondenti di guerra, non ci sono pericolosi bolscevichi, ma piuttosto persone che hanno maturato l’esperienza nel “maneggiare” la cosa proprio sul campo, oggi ci segnalano che “viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa così viene bollato come amico di Putin.
Per l’ex inviato del Corriere, Massimo Alberizzi, “questa non è
più informazione, è propaganda, anche Toni Capuozzo ex tg5
ha detto:”sembra che sollevare dubbi significhi abbandonare gli ucraini al massacro, essere traditori, vigliacchi o disertori. Trattare così il tema, vuol dire invece non conoscere cos’è la guerra”.
Secondo voi dove sta la verità, può questo essere solo il frutto della spettacolarizzazione del conflitto?
Trattandosi di “ex inviati” potrebbe essere questa la risposta di chi sentendosi ancora “titolare”, ma in panchina per l’arrivo di nuovi cronisti di guerra, non accetta l’accantonamento?
Stefano Galli si rivolge ai nostri opinionisti: Massimo Biagioni, Giuseppe Matulli, Alessandro Scipioni, Michele Ventura, Massimo Mattei.
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