(AUDIO) “La Rosa Dei Venti”: in questa puntata “Black Friday, Commercio elettronico e locale”

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Riascolta la puntata della scorsa settimana della “Rosa dei Venti” dove con i nostri opinionisti Paolo Cocchi, Paolo Bartolozzi, Giuseppe Matulli, Eugenio Giani, abbiamo parlato di black friday, di commercio elettronico e commercio locale che spesso per definizione è a Km zero. Non è nemmeno un paio d’anni che il black friday è entrato stabilmente nell’agenda annuale degli amanti dello shopping in Italia, e già smuove i consumi e popoli. Dal’altra parte, con i saldi post natalizi che si protraggono fino a quelli preferiali estivi tanto da non capire dove stia la differenza tra sconto e prezzo pieno, gli shoppers nostrali sentivano il bisogno di una nuova formula, accattivante e innovativa. Quindi, come accade spesso, siamo andati a pescarla degli States. Di là dall’oceano Atlantico, il venerdì nero sarebbe il giorno successivo al Giorno del Ringraziamento (si sa mai che tra poco festeggeremo pure quello) e che darebbe inizio alla stagione degli acquisti natalizi. Il protagonista indiscusso delle 24 ore di frenetica corsa agli acquisti è stato Amazon. Parliamo di una corsa virtuale perché la creatura di Jeff Bezos, è la leader indiscussa dell’e-commerce in Occidente; un vero e proprio centro commerciale digitale. Infatti stiamo parlando di un colosso con fatturato di 136 miliardi di dollari, 21 dei quali in Europa , grazie a un oculata vision, ma probabilmente pure alla qualità della forza lavoro, e che ha goduto, a braccetto con altri giganti del web in Europa, di condizioni fiscali favorevoli rispetto alle aziende locali. Non a caso è stata condannata al risarcimento di 250 milioni di euro dall’Unione Europea. E sono proprio i lavoratori del quartier generale di Amazon Italia di Castel San Giovanni a Piacenza, che sono stati al centro delle cronache per lo sciopero, proprio nel black friday. Perché? I motivi, in pillole per questioni di tempo, erano e sono l’inquadramento contrattuale rispetto alle mansioni, l’assenza di aumenti salariali relativi alla crescita aziendale e agli straordinari obbligati, oltre alle condizioni di stress connesse ai ritmi di lavoro considerati forsennati. E non è la prima volta che se ne sente parlare in questa realtà. Pure perché il triangolo di rapidità-qualità- convenienza difficilmente quadra il cerchio. Quindi dovrebbe venirci il dubbio sui modi in cui si arriva a questi obiettivi.

Su questa giornata, ormai passata, tra nuove formule per acquisti compulsivi e la riscoperta di una forma di protesta quasi in disuso, ci vengono alcuni dubbi.

Nel confronto inevitabile tra la globalizzazione e semplificazione del mercato online, la fortuna e la sfortuna la decide sempre il consumatore. Così, andando a scomodare il concetto di consumo consapevole ed etico, perché non cercare di mantenere, o addirittura riscoprire il rapporto diretto del commercio di prossimità? Lanciando un messaggio a una grande multinazionale, pure in debito con il fisco. Inoltre stimolando un ambiente che non vive di buona salute. Pensiamo alle piccole attività di Paese, a km zero, dove diciamocelo: il commercio non è fine a se stesso e spesso crea rapporti duraturi, di fiducia, che talvolta vanno oltre il dare-avere, in un Italia sempre più iperconnessa ma con persone sempre più lontane.

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