Riascolta “La Rosa Dei Venti” del 2 giugno 2017- Don Milani

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In questa puntata abbiamo parlato di don Lorenzo Milani insieme al nostro Giovanni Carta, Eugenio Giani, Paolo Cocchi e Paolo Bartolozzi.

Di don Milani, in questi giorni se ne sente spesso parlare, un prete scomodo, il prete di Barbiana, nel Mugello.

Pochi giorni fa, il 27 maggio, era il giorno del suo compleanno; tra qualche giorno, il 26 giugno, sarà il cinquantesimo anniversario della sua morte. Don Milani è morto a 44 anni, dopo una vita breve ma intensa e travagliata, fatta di coraggiosa testimonianza.

Era un prete indigesto per la Chiesa cattolica dell’epoca, un uomo impegnato in molte battaglie a fianco degli ultimi, seguendo i dettami del Vangelo in un modo che evidentemente non corrispondeva alla tradizione dell’epoca. Per questo lo hanno definito estremista, sovversivo, cattocomunista. Don Milani è stato perfino esiliato, in uno dei luoghi più sperduti del Mugello, a Barbiana, che nel 1954 non era un paesino e neanche un villaggio: ci abitava una quarantina di persone in poche case sparse nel bosco. Non c’erano né strade né acqua corrente e neppure la scuola. La scuola di Barbiana, fondata da Don Lorenzo, è diventata il nucleo vitale della sua esperienza e del suo messaggio al mondo esterno. Come aveva già fatto a Calenzano, si attrezzava per dare istruzione ai giovani contadini e operai, parlando anche di impegno politico e sindacale.

I suoi metodi erano mal visti dalle autorità ecclesiastiche, ma finché rimanevano attività nascoste tra i boschi e quattro case, nessun problema. Quando invece l’esperienza di Don Milani diventava testo scritto, stampato e diffuso, allora sorgevano i problemi. Nel 1958 per disposizione del Sant’Uffizio il libro “Esperienze pastorali” fu ritirato dal commercio perché la sua lettura era definita inopportuna.

Nel 1965 Don Milani scrisse una lettera aperta a un gruppo di cappellani militari toscani, che in un comunicato avevano definito l’obiezione di coscienza “estranea al Comandamento cristiano dell’amore e espressione di viltà”. A causa di quella lettera ai cappellani militari, don Lorenzo fu rinviato a giudizio per apologia di reato. Perché l’obiezione di coscienza al servizio militare negli anni ’60 era un reato. Al processo di primo grado Don Milani è stato assolto; in appello è arrivata invece la condanna, ma il prete di Barbiana era già morto.

Non muore invece la sua ultima testimonianza, “Lettera a una professoressa”, testo scritto dai ragazzi di Barbiana per raccontare la loro esperienza di scuola e allo stesso tempo attaccare la scuola ufficiale, definita “un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.

E’ il destino di molti profeti quello di essere rifiutati nel loro tempo e riabilitati più avanti. E’ successo anche a Don Milani. Il 20 giugno, pochi giorni prima del 50° anniversario della morte, Papa Francesco renderà omaggio alla sua tomba nella pace di Barbiana.

Don Lorenzo Milani è stato un personaggio molto discusso, ma la sua ostinazione e il suo impegno hanno trasmesso messaggi che hanno raggiunto e trasformato il modo di intendere la società, la scuola, la politica. Cosa rimane dell’insegnamento di Don Milani mezzo secolo dopo la sua morte?

Al di là degli ambienti politici di provenienza, il secolo scorso ha prodotto una serie di figure carismatiche e di grande spessore umano e di pensiero. Secondo voi esistono anche oggi personalità di questo calibro? E, soprattutto, ne abbiamo bisogno?

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