Monica Marini (Pd): “No alle tendopoli per l’accoglienza migranti, non sono da paese civile”

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La Segretaria del Pd Metropolitano Monica Marini torna sulla vicenda dell’utilizzo delle tendopoli per l’accoglienza migranti, considerato l’aumento degli arrivi a Lampedusa. Marini “La situazione di Lampedusa è drammatica ma questo flusso non diminuirà, non si tratta di una emergenza come vogliono farci credere, ma di un fenomeno strutturale che non si fermerà. Chi decide di attraversare il mare sa bene di rischiare la vita ma sa anche che a rimanere nel proprio Paese la speranza di sopravvivere sarebbe ancora meno.”

Aggiunge la Segretaria “Considerato gli arrivi previsti nei prossimi giorni sul nostro territorio, che andranno sommarsi ad una situazione già critica per l’accoglienza, facciamo un appello alla Prefettura competente per materia, di aprire nuove strutture di accoglienza il più possibile diffuse e che non prevedano tendopoli, che rappresentano un modello di accoglienza non decoroso per persone che arrivano da viaggi lunghi e stremanti, dopo aver spesso subito torture e sevizie” aggiunge Monica Marini “Le tendopoli non sono degne di un Paese civile e sarebbero l’ulteriore conferma dell’incapacità di questo Governo nella gestione di questo fenomeno.”

Infine la Segretaria “Il Governo deve prendere atto che le azioni prese con i vari decreti, come quello Cutro, sono fallimentari, hanno smembrato il Sistema di Accoglienza e Integrazione (Sai), rendendolo inutilizzabile e privandolo delle risorse economiche necessarie per funzionare. Un sistema di “accoglienza diffusa” che ha dimostrato di essere l’unico modello che garantisce il rispetto dei diritti fondamentali, coesione sociale e sicurezza. Attualmente nei nostri territori ci sono posti liberi dentro il SAI ma non possono essere utilizzati dai comuni per l’accoglienza, perché questo modello viene percepito dalla destra come un problema e non come la soluzione, proprio perché ha dato risultati importanti e significativi dal lato dell’integrazione. Continuare ad operare in un regime di “emergenza” di fronte ad un fenomeno, come quello migratorio, che è da anni strutturale significa ostinarsi a voltare lo sguardo dall’altra parte.”

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