Mazzei: “Piano Strutturale Intercomunale non è novità. Rufina paga l’aver costruito lungo la SS67”

Google+ Pinterest LinkedIn Tumblr +

“Se vogliamo che Rufina non sia vissuta come un dormitorio, o non sia vista dall’esterno come una piccola realtà di provincia in cui poco accade, è tempo di adoperare scelte contemporanee, di rottura rispetto alle abitudini del passato. E’ un inganno per i cittadini proporre come grande modernità e azione di lungimiranza ciò che è auspicato dalla comunità scientifica da decenni”. E’ il pensiero di Chiara Mazzei, candidata a sindaco del centrodestra a Rufina, riguardo al piano strutturale intercomunale della Valdisieve che sarà presentato domani.
“Uno dei gravi problemi di Rufina, e delle sue frazioni di fondovalle, è il fatto che gli agglomerati urbani siano nati lungo la statale, e che tutti i piani urbanistici abbiano previsto la loro espansione maggiore proprio lungo questa direttrice, andando ad acuire tutte le conseguenze negative di questa scelta, che oggi paghiamo pesantemente, e sarà così anche per il prossimo futuro” specifica Mazzei nella nota.

Ecco il testo integrale:
“Il prossimo 10 aprile ci sarà la presentazione del Piano Strutturale Intercomunale di Rufina,
Pontassieve, Pelago, Londa e San Godenzo.
La regione ha stanziato nel corso degli anni qualche milione di euro per la stesura di piani urbanistici intercomunali, seguendo una scia nazionale, spinta e voluta dagli ordini degli architetti da decenni.
Basti dire che nel 1956 si tenne a Torino un congresso dal titolo Congresso sulla pianificazione
intercomunale. Lascia quindi perplessi la scelta dei sindaci coinvolti di voler definire questa operazione come ‘innovativa’.
Uno dei gravi problemi di Rufina, e delle sue frazioni di fondovalle, è il fatto che gli agglomerati urbani siano nati lungo la statale, e che tutti i piani urbanistici abbiano previsto la loro espansione maggiore proprio lungo questa direttrice, andando ad acuire tutte le conseguenze negative di questa scelta, che oggi paghiamo pesantemente, e sarà così anche per il prossimo futuro. Lo sviluppo urbano lungo le maglie stradali è tipico dei piani ottocenteschi, ma qui è stato seguito per tutto il XX secolo.
Tutto questo per dire quanto poco Rufina, nella sua storia, sia stata al passo con la contemporaneità, e la sua natura di piccolo comune di provincia non può essere considerata una scusante, poiché esistono altre piccole realtà con uno sviluppo urbanistico consapevole.
Oggi l’unico aspetto diffusamente accettato dalla comunità scientifica, soprattutto per realtà che
necessitano di recupero urbano, è la sostituzione urbana, cioè demolizione e sostituzione di edifici, o interi quartieri, laddove esistano realtà sbagliate. Sottolineo come non si stia parlando di aspetti estetici, ma squisitamente funzionali dal punto di vista urbano e sociale. Se vogliamo che Rufina non sia vissuta come un dormitorio, o non sia vista dall’esterno come una piccola realtà di provincia in cui poco accade, è tempo di adoperare scelte contemporanee, di rottura rispetto alle abitudini del passato, e di aprirsi agli sviluppi che già esistono nel Paese.
E’ un inganno per i cittadini proporre come grande modernità e azione di lungimiranza ciò che è
auspicato dalla comunità scientifica da decenni, ed arriva solo attraverso incentivi economici, e non
attraverso politiche condivise con le amministrazioni confinanti, come se ci fosse la frontiera. Oltretutto in un territorio di ricchezza agronomica e produttiva come il nostro, dove la denominazione ‘Chianti Rufina’, interessa per la maggior parte territori che non sono del comune di Rufina, caratteristica che da sola avrebbe dovuto far già riflettere in passato, e reagire in maniera compatta all’epoca dell’approvazione dell’ultimo piano paesaggistico”.

Share.

Scritto da

Comments are closed.

Facebook