Dimissioni di Zingaretti: le reazioni dei sindaci di Pontassieve e Borgo San Lorenzo

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Dopo le dimissioni nei giorni scorsi del segretario del PD Nicola Zingaretti non si sono fatte attendere le reazioni di alcuni sindaci Dem del territorio.
“È doloroso scrivere queste righe, è doloroso assistere a quanto sta accadendo nel #D, che è sempre stata la mia casa. Le dimissioni del Segretario, arrivate via social, in maniera del tutto irrituale, ne hanno scosso le fondamenta – scrive il sindaco di Pontassieve Monica Marini – Hanno messo davanti a tutte e tutti noi la necessità di affrontare, con #oraggio e decisione, una discussione seria su cosa è questo partito, su quali idee poggia e di quali ideali si nutre, su cosa vogliamo essere per l’Italia.
Smettiamo, per favore, di ripiegarci in discussioni che si riducono a una conta interna, a cui oramai sembriamo vincolati in ogni nostra azione, serve una discussione e un’autocritica che ci aiutino a rifondarci per essere davvero al servizio delle persone di questo Paese – aggiunge Marini – È il momento di stare al fianco dei più deboli, di aiutare chi si trova da solo, di sostenere chi rischia di non rialzarsi. È il momento di proporre un’idea di futuro per il nostro Paese e di portare il nostro contributo alla discussione sul recovery plan, di lavorare perché si traduca in una opportunità di rilancio che dia lavoro ai nostri giovani e corpo alle riforme di cui l’Italia ha bisogno, perché non ci saranno seconde possibilità, sarà vincere o morire.
Abbiamo questa responsabilità. Usiamola nella maniera giusta. Dimostriamo che sappiamo ancora fare politica.
Apriamoci alle persone, coinvolgiamo le energie attorno a noi e smettiamo di ridurre tutto a uno scontro interno, smettiamo di farci la guerra e torniamo a discutere nei luoghi deputati: nelle assemblee, nelle direzioni e nelle segreterie.
Ridiamo valore al partito e costruiamo il nostro campo d’azione su valori e idee che siano, davvero, non negoziabili, e perseguiamoli, con i fatti e senza più tentennamenti.
È arrivato il momento di tornare a parlare di idee e programmi, di fare cose che rispondano a una visione ben precisa di futuro e che sappiano guidare il Paese, a maggior ragione oggi, che abbiamo davanti un Paese spaventato e fiaccato, che sta perdendo la #fiducia nel futuro e in noi.
E allora, siamo responsabili davvero: guardiamo ai nostri errori, analizziamoli e usiamoli per cambiare e ridare una speranza a chi ancora guarda al nostro partito come al soggetto che può guidare il Paese verso la risalita.
Mi auguro si chieda a Nicola Zingaretti di ritirare le dimissioni e guidare con decisione e autorevolezza questa fase. Solo così dimostreremo di meritare la fiducia delle persone e di essere la forza e la guida di cui questo Paese ha bisogno”.
Su facebook anche il sindaco di Borgo San Lorenzo Paolo Omoboni ha detto la sua: “Lo dico senza tanti giri di parole: dimettersi da segretario nazionale del PD è stata una scelta a mio avviso poco opportuna, anche per le parole usate, a pochi giorni dall’assemblea nazionale del partito.
Se alcuni dirigenti o amministratori chiedono una discussione sul futuro del loro partito non si può reagire come colpiti da lesa maestà, ma cogliere il bisogno di un confronto.
Si possono avere opinioni diverse sulla gestione del partito degli ultimi anni, e i congressi servono a questo: a discutere e decidere una linea che poi viene portata avanti da un segretario.
Molte cose sono cambiate dal 2019.
Nella mozione congressuale “è tempo di scegliere”, il nostro Segretario spiegava: ‘non si tratta di mettere in campo una manovra politica di vertice con il Movimento 5 Stelle. Non si tratta di perseguire alleanze impossibili. Ma Lega e 5 Stelle sono due cose molte diverse, anche se entrambe pericolose’.
Un conto è, in politica, un matrimonio di interesse per governare in questa fase difficile, un conto è la strategia politica per il futuro.
In nessuna assemblea territoriale si è discusso dell’alleanza strategica a livello nazionale con i cinque stelle, né di alleanze per lo sviluppo sostenibile nel campo progressista.
Eppure nel dibattito mediatico questo tema è stato lanciato, anche da esponenti del PD. Da qui una legittima richiesta di discussione e di capire cosa ne pensano gli iscritti.
Il valore della base, l’importanza dell’opinione di chi rappresenta la prima frontiera dell’ascolto, sembra essere messa in secondo piano. Questo il problema vero, non Zingaretti sì o Zingaretti no.
E poi basta con questa ossessione del passato e degli “ex” qualcosa. C’è chi ha fatto le sue scelte ed è in un altro partito. Abbiamo avuto scissioni e ritorni. Dolorose le prime, positive le seconde.
Il PD dimostri ora di volere un progetto di rilancio. Sui contenuti.
Lavoro, nuove povertà, scuola, per citarne alcuni. Un Partito aperto e inclusivo, pilastro del centro-sinistra. Poi discuteremo delle alleanze. Basta alibi o nemici da combattere, occupiamoci del paese, visto che ogni giorno ci sono problemi che colpiscono famiglie imprese e territori a cui la politica deve dare risposte”.

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