Rapporto ‘Pendolaria’ di Legambiente: “Occorre il raddoppio della Borgo SL-Firenze”

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“Occorre migliorare anche le linee esistenti per rendere competitivo il servizio pendolare in particolare realizzando il raddoppio della linea tra Borgo San Lorenzo e Firenze. Proprio sulla Faentina si lamentano ancora inefficienze, a partire dalla velocità di percorrenza dei treni, che impiegano ben 40 minuti per effettuare un tragitto di pochi chilometri. Si tratta di una linea non elettrificata, che vede la frequentazione di almeno 2.700 pendolari al giorno. Dopo anni di richieste è stato finalmente firmato un accordo tra il Ministero delle Infrastrutture, la Regione Toscana, Rfi, Anas ed i Comuni interessati per un piano di opere da 47 milioni di euro di cui 31 arrivano dall’ambito degli interventi legati alla Tav in Mugello, mentre 16 sono stati stanziati da Rfi.”
Questo è quanto viene specificato nel rapporto “Pendolaria 2017” da Legambiente riguardo alle linee ferroviarie del nostro territorio. Legambiente sottolinea la virtuosità della Toscana rispetto ad altre Regioni sul fronte degli investimenti e del servizio ferroviario, ma dall’altro lato lamenta ancora una preponderanza degli investimenti per la ‘gomma’ rispetto al ‘ferro’ e critica la prosecuzione del progetto del sottoattraversamento tav di Firenze.

Ecco il comunicato integrale:

“Una Toscana che viaggia a due velocità. Da un lato troviamo una regione virtuosa rispetto a tante altre, con una continuità negli stanziamenti a partire dal 2012, innovazione del servizio e aumento quantitativo su specifiche linee. Dall’altro lato numerosi sono ancora a tutt’oggi i disagi quotidiani sul nodo di Firenze, ove ci si attarda su un progetto di sottoattraversamento che appare ogni giorno di più insostenibile. E’ questa l’immagine del rapporto di Legambiente Pendolaria dedicato alla mobilità sostenibile e ai diritti di chi ogni giorno si sposta in treno. C’è ancora molto da fare. Carrozze vecchie, ritardi, aumento del prezzo dei biglietti e degli abbonamenti. In Toscana, dal 2010 al 2017 la media dei tagli ai servizi è stata del -1,7% e la media degli aumenti tariffari del +25,3%. Per non parlare dell’età media dei convogli in circolazione che è di 11,4 anni, mentre quelli con più di 15 anni sono il 12, 2% per un totale di 410 treni.

“Ancora una regione a due regimi, troppo sbilanciata sulla gomma e, nel campo ferroviario, ancora troppo dipendente dal servizio al top dell’alta velocità.” – lo dichiarano Fausto Ferruzza e Fabio Tognetti, rispettivamente presidente e responsabile mobilità di Legambiente Toscana – “Anche se non dobbiamo sottovalutare i passi avanti compiuti e gli sforzi notevoli sugli investimenti, dimostrati dal fatto che solo la Provincia Autonoma di Trento fa meglio della Toscana sulla percentuale del Bilancio destinata al miglioramento del Servizio per i pendolari (1,02%!)”

E’ dal 2000 che le Regioni hanno la piena responsabilità per quanto riguarda le politiche in materia di servizio ferroviario locale. Sono infatti subentrate allo Stato nel ruolo di interlocutore con i diversi concessionari che operano il servizio regionale e dal 2001 hanno avuto trasferite le risorse, già destinate al finanziamento del servizio ferroviario locale. Alle regioni spetta, infatti, il compito di garantire la qualità del trasporto ferroviario locale perché sono loro a definire il Contratto di Servizio (la cui proroga è prevista per la Toscana entro il 2023 con un contratto di 6 anni+ 3) con i gestori dei treni e ad individuare i capitoli di spesa nel proprio bilancio, per aggiungere risorse a quelle statali per potenziare il servizio (ossia più treni in circolazione) e per il materiale rotabile (treni nuovi e riqualificati).

Le Regioni non sono tutte uguali come si evince dal Rapporto e la Toscana è tra le regioni più virtuose in questo senso. Lo stanziamento per il servizio ferroviario nel 2016 è stato di 88,7 mln, di 0 milioni per il materiale rotabile, con una percentuale sul bilancio regionale di 1,02%. In valore monetario, tra il 2006 ed il 2016 sono stati investiti complessivamente oltre 428 mln di euro per il sistema ferroviario (di cui 427 solo per i servizi aggiuntivi). Le penali applicate dalla Regione Toscana per i disservizi (puntualità, pulizia, numero di carrozze dei convogli ecc.) nel periodo 2001/2016 corrispondono a 12,54 mln di euro, la cui destinazione delle risorse va in rimborsi agli utenti. Per quanto riguarda, invece, la spesa regionale per tutte le infrastrutture (finanziamenti 2003 – 2017 in mln di euro) così si presenta: per le strade 748,94, per le ferrovie 315,43 con un valore percentuale sul totale 2003 – 2017 di 70,3% per le strade e 27,5% per le ferrovie. Dati e percentuali, questi ultimi, che in assoluto non possono soddisfarci.

I numeri che descrivono il trasporto ferroviario locale: l’estensione della rete ferroviaria regionale è di 1.563 km, con un numero di treni giornalieri di 926, il numero dei viaggiatori al giorno è di 234.000 mentre quello degli abbonati è di 57.800 ed i diversi gestori presenti sono Trenitalia ed il Trasporto Ferroviario Toscano. La Toscana è tra le regioni con maggior domanda di trasporto pendolare. La linea di pendolari più frequentata con 20mila passeggeri/giorno è la Pisa–Firenze.

Importante il dato sul numero dei passeggeri annui che si registrano nelle città nazionali sia per linee di metropolitana, sia per tram che per autobus. Tra le città in cui non c’è metropolitana, è Firenze a presentare i dati più alti di TPL, con quasi 100 milioni di passeggeri annui, dovuti anche alla linea di tram che ne conta da sola oltre 13 milioni.

Quali sono dunque i problemi che i pendolari toscani devono affrontare ogni mattina? Firenze è oggi in una situazione complicata, dal punto di vista delle infrastrutture, perché non si è avuto il coraggio di rinunciare ad una grande opera costosissima come il sottoattraversamento TAV, per una soluzione assai più semplice di superficie, comprensiva di due soli binari in più nello snodo strategico Statuto/SMN e di migliori tecnologie digitali nel frattempo intervenute per l’intermodalità di lunga percorrenza/trasporto regionale.

Naturalmente occorre migliorare anche le linee esistenti per rendere competitivo il servizio pendolare in particolare realizzando il raddoppio della linea tra Borgo San Lorenzo e Firenze. Proprio sulla Faentina si lamentano ancora inefficienze, a partire dalla velocità di percorrenza dei treni, che impiegano ben 40 minuti per effettuare un tragitto di pochi chilometri. Si tratta di una linea non elettrificata, che vede la frequentazione di almeno 2.700 pendolari al giorno. Dopo anni di richieste è stato finalmente firmato un accordo tra il Ministero delle Infrastrutture, la Regione Toscana, Rfi, Anas ed i Comuni interessati per un piano di opere da 47 milioni di euro di cui 31 arrivano dall’ambito degli interventi legati alla Tav in Mugello, mentre 16 sono stati stanziati da Rfi.

Arrivano altre buone notizie anche per due delle linee più disagiate della Toscana: la tratta Empoli-Siena della direttrice per Firenze, che necessita di lavori infrastrutturali di raddoppio, ma anche il graduale rilancio della tratta Siena-Grosseto, dove transita un solo treno (lentissimo) per senso di marcia nell’orario tra le 7 e le 9. Nel primo caso il raddoppio sulla tratta di 11 km tra Empoli e Granaiolo è diventata una priorità anche della Regione visto l’inserimento dell’intervento nel Piano regionale integrato per mobilità (PRIIM). Nel secondo caso si tratta di una linea non elettrificata e tutta a binario unico che però rappresenta una straordinaria risorsa per il futuro di territori che oggi non hanno alternative per muoversi al trasporto su gomma. Anche la linea ferroviaria tra Siena e Chiusi meriterebbe, in questo senso, un potenziamento o comunque un miglioramento del servizio, visti i significativi problemi riscontrati attualmente quali convogli con materiale vecchio ed alcune delle stazioni in disuso. In positivo va segnalato l’inserimento di alcuni nuovi convogli diesel Swing con 161 posti a sedere, spazio per le biciclette, due posti per viaggiatori dalla ridotta capacità motoria, aria condizionata e prese elettriche.

Buone notizie dalla linea Firenze-Pistoia-Lucca-Viareggio dove giunge finalmente a compimento il lavoro di rimodulazione dell’offerta reso necessario dalla spending review: l’esito è stato positivo, con il mantenimento di tutte le stazioni e la soppressione di tre coppie di treni lenti sulla tratta Pistoia-Lucca in fasce orarie non dedicate ai pendolari. Si tratta infatti dell’area tra Firenze, Pistoia, Lucca, Pisa, Livorno dove nel raggio di circa 100 km vive il 40% della popolazione regionale e ove sarebbe di fondamentale importanza il raddoppio dei binari ad ovest di Pistoia proprio perché i treni provenienti da Lucca sono quelli che provocano ritardi verso Firenze. Negli scorsi mesi la Regione si è impegnata ad avviare il raddoppio della tratta Lucca-Pistoia, che permetterà di sanare questa situazione, con un finanziamento di ben 455 milioni di euro, di cui 220 sono a carico del Governo e 235 della Regione. Di questi ultimi, come si diceva, 36 milioni sono già stati attivati per il superamento dei passaggi a livello della tratta.

Un’altra linea che incide nella provincia di Pistoia è la storica Porrettana. L’intervento di ripristino della linea ha portato alla sua riapertura nel novembre dello scorso anno, come definito dall’intesa raggiunta tra la Regione ed RFI, con le medesime potenzialità funzionali precedenti alla sospensione del traffico ferroviario. Un’altra risorsa importante, su cui dovrebbe puntare la Regione, è quella della progettualità sul Tram-treno della Piana. La proposta riguarda l’area vasta Firenze-Prato-Pistoia in cui si potrebbe inserire un sistema integrato di tramvie e linee ferroviarie tra Firenze, Campi Bisenzio e Prato.

La voglia di mobilità sostenibile c’è. Basta guardare la tramvia di Firenze, la cui rete al momento è costituita dalla sola linea T1, è uno degli esempi più importanti di come offrire un servizio moderno ed efficiente per i pendolari grazie anche alla frequenza delle corse (nei momenti di punta una ogni 4 minuti) ed alla velocità di collegamento, che permette di raggiungere il centro di Firenze da Scandicci in soli 23 minuti. I numeri sono sempre più in crescita. I viaggiatori al giorno sono 30.000 e all’anno hanno ormai superato i 13 milioni con almeno il 25% dell’utenza che in passato viaggiava su auto privata, si tratta di 3 milioni e 200 mila di auto che ogni anno restano a casa e 1.600 le tonnellate di CO2 che si sono ridotte. Per quanto riguarda le linee 2 e 3 (Aeroporto-Stazione e Careggi-Stazione) è fissata per febbraio 2018 la fine dei lavori mentre la messa in esercizio reale è programmata per maggio-giugno, una volta che almeno due mesi di pre-esercizio saranno trascorsi per avere l’autorizzazione finale al trasporto passeggeri dal Ministero.

Il successo della tramvia a Firenze

Le proposte di Legambiente. Per rilanciare il servizio ferroviario regionale, ecco le nostre proposte:

1) 1) Occorre continuare la cura inaugurata da Delrio, con un ruolo più incisivo del Ministero delle infrastrutture e trasporti che deve diventare il regista di una nuova politica dei trasporti in Italia che coinvolga Regioni, Comuni, concessionari e imprese. Il Ministero inoltre deve rafforzare il suo ruolo di indirizzo e controllo.

2) 2) Più treni sulle linee ferroviarie facendo diventare il servizio ferroviario sempre più competitivo. Per far ciò, occorre potenziare l’offerta urbana lungo le direttrici nazionali più importanti, dove è più forte la domanda pendolare e nelle aree del Paese, come al Sud, dove è del tutto inadeguata.

3) 3) Dare priorità agli investimenti infrastrutturali nelle città perché è nei centri metropolitani che si gioca la sfida fondamentale della mobilità italiana, cercando di superare il gap che le separa dalle grandi conurbazioni europee.

4) 4) Una politica più coraggiosa, per riportare i treni al sud, attraverso interventi che permettano di ridurre i tempi di percorrenza e inaugurare nuove tratte ferroviarie.

5) 5) Indirizzare le risorse che ci sono per rilanciare gli investimenti infrastrutturali. Nel bilancio dello Stato esistono infatti le ricorse per un salto di qualità nel servizio ferroviario, perché ogni anno diversi miliardi di Euro vengono destinati ai sussidi all’autotrasporto, dalle tariffe autostradali che continuano a crescere senza controlli per la gestione di opere pubbliche, e da recuperare da investimenti sbagliati in grandi opere e cantieri autostradali e dal bilancio delle Regioni che devono scegliere di rilanciare prioritariamente il trasporto su ferro.

Una Toscana che viaggia a due velocità. Da un lato troviamo una regione virtuosa rispetto a tante altre, con una continuità negli stanziamenti a partire dal 2012, innovazione del servizio e aumento quantitativo su specifiche linee. Dall’altro lato numerosi sono ancora a tutt’oggi i disagi quotidiani sul nodo di Firenze, ove ci si attarda su un progetto di sottoattraversamento che appare ogni giorno di più insostenibile. E’ questa l’immagine del rapporto di Legambiente Pendolaria dedicato alla mobilità sostenibile e ai diritti di chi ogni giorno si sposta in treno. C’è ancora molto da fare. Carrozze vecchie, ritardi, aumento del prezzo dei biglietti e degli abbonamenti. In Toscana, dal 2010 al 2017 la media dei tagli ai servizi è stata del -1,7% e la media degli aumenti tariffari del +25,3%. Per non parlare dell’età media dei convogli in circolazione che è di 11,4 anni, mentre quelli con più di 15 anni sono il 12, 2% per un totale di 410 treni.

“Ancora una regione a due regimi, troppo sbilanciata sulla gomma e, nel campo ferroviario, ancora troppo dipendente dal servizio al top dell’alta velocità.” – lo dichiarano Fausto Ferruzza e Fabio Tognetti, rispettivamente presidente e responsabile mobilità di Legambiente Toscana – “Anche se non dobbiamo sottovalutare i passi avanti compiuti e gli sforzi notevoli sugli investimenti, dimostrati dal fatto che solo la Provincia Autonoma di Trento fa meglio della Toscana sulla percentuale del Bilancio destinata al miglioramento del Servizio per i pendolari (1,02%!)”

E’ dal 2000 che le Regioni hanno la piena responsabilità per quanto riguarda le politiche in materia di servizio ferroviario locale. Sono infatti subentrate allo Stato nel ruolo di interlocutore con i diversi concessionari che operano il servizio regionale e dal 2001 hanno avuto trasferite le risorse, già destinate al finanziamento del servizio ferroviario locale. Alle regioni spetta, infatti, il compito di garantire la qualità del trasporto ferroviario locale perché sono loro a definire il Contratto di Servizio (la cui proroga è prevista per la Toscana entro il 2023 con un contratto di 6 anni+ 3) con i gestori dei treni e ad individuare i capitoli di spesa nel proprio bilancio, per aggiungere risorse a quelle statali per potenziare il servizio (ossia più treni in circolazione) e per il materiale rotabile (treni nuovi e riqualificati).

Le Regioni non sono tutte uguali come si evince dal Rapporto e la Toscana è tra le regioni più virtuose in questo senso. Lo stanziamento per il servizio ferroviario nel 2016 è stato di 88,7 mln, di 0 milioni per il materiale rotabile, con una percentuale sul bilancio regionale di 1,02%. In valore monetario, tra il 2006 ed il 2016 sono stati investiti complessivamente oltre 428 mln di euro per il sistema ferroviario (di cui 427 solo per i servizi aggiuntivi). Le penali applicate dalla Regione Toscana per i disservizi (puntualità, pulizia, numero di carrozze dei convogli ecc.) nel periodo 2001/2016 corrispondono a 12,54 mln di euro, la cui destinazione delle risorse va in rimborsi agli utenti. Per quanto riguarda, invece, la spesa regionale per tutte le infrastrutture (finanziamenti 2003 – 2017 in mln di euro) così si presenta: per le strade 748,94, per le ferrovie 315,43 con un valore percentuale sul totale 2003 – 2017 di 70,3% per le strade e 27,5% per le ferrovie. Dati e percentuali, questi ultimi, che in assoluto non possono soddisfarci.

I numeri che descrivono il trasporto ferroviario locale: l’estensione della rete ferroviaria regionale è di 1.563 km, con un numero di treni giornalieri di 926, il numero dei viaggiatori al giorno è di 234.000 mentre quello degli abbonati è di 57.800 ed i diversi gestori presenti sono Trenitalia ed il Trasporto Ferroviario Toscano. La Toscana è tra le regioni con maggior domanda di trasporto pendolare. La linea di pendolari più frequentata con 20mila passeggeri/giorno è la Pisa–Firenze.

Importante il dato sul numero dei passeggeri annui che si registrano nelle città nazionali sia per linee di metropolitana, sia per tram che per autobus. Tra le città in cui non c’è metropolitana, è Firenze a presentare i dati più alti di TPL, con quasi 100 milioni di passeggeri annui, dovuti anche alla linea di tram che ne conta da sola oltre 13 milioni.

Quali sono dunque i problemi che i pendolari toscani devono affrontare ogni mattina? Firenze è oggi in una situazione complicata, dal punto di vista delle infrastrutture, perché non si è avuto il coraggio di rinunciare ad una grande opera costosissima come il sottoattraversamento TAV, per una soluzione assai più semplice di superficie, comprensiva di due soli binari in più nello snodo strategico Statuto/SMN e di migliori tecnologie digitali nel frattempo intervenute per l’intermodalità di lunga percorrenza/trasporto regionale.

Naturalmente occorre migliorare anche le linee esistenti per rendere competitivo il servizio pendolare in particolare realizzando il raddoppio della linea tra Borgo San Lorenzo e Firenze. Proprio sulla Faentina si lamentano ancora inefficienze, a partire dalla velocità di percorrenza dei treni, che impiegano ben 40 minuti per effettuare un tragitto di pochi chilometri. Si tratta di una linea non elettrificata, che vede la frequentazione di almeno 2.700 pendolari al giorno. Dopo anni di richieste è stato finalmente firmato un accordo tra il Ministero delle Infrastrutture, la Regione Toscana, Rfi, Anas ed i Comuni interessati per un piano di opere da 47 milioni di euro di cui 31 arrivano dall’ambito degli interventi legati alla Tav in Mugello, mentre 16 sono stati stanziati da Rfi.

Arrivano altre buone notizie anche per due delle linee più disagiate della Toscana: la tratta Empoli-Siena della direttrice per Firenze, che necessita di lavori infrastrutturali di raddoppio, ma anche il graduale rilancio della tratta Siena-Grosseto, dove transita un solo treno (lentissimo) per senso di marcia nell’orario tra le 7 e le 9. Nel primo caso il raddoppio sulla tratta di 11 km tra Empoli e Granaiolo è diventata una priorità anche della Regione visto l’inserimento dell’intervento nel Piano regionale integrato per mobilità (PRIIM). Nel secondo caso si tratta di una linea non elettrificata e tutta a binario unico che però rappresenta una straordinaria risorsa per il futuro di territori che oggi non hanno alternative per muoversi al trasporto su gomma. Anche la linea ferroviaria tra Siena e Chiusi meriterebbe, in questo senso, un potenziamento o comunque un miglioramento del servizio, visti i significativi problemi riscontrati attualmente quali convogli con materiale vecchio ed alcune delle stazioni in disuso. In positivo va segnalato l’inserimento di alcuni nuovi convogli diesel Swing con 161 posti a sedere, spazio per le biciclette, due posti per viaggiatori dalla ridotta capacità motoria, aria condizionata e prese elettriche.

Buone notizie dalla linea Firenze-Pistoia-Lucca-Viareggio dove giunge finalmente a compimento il lavoro di rimodulazione dell’offerta reso necessario dalla spending review: l’esito è stato positivo, con il mantenimento di tutte le stazioni e la soppressione di tre coppie di treni lenti sulla tratta Pistoia-Lucca in fasce orarie non dedicate ai pendolari. Si tratta infatti dell’area tra Firenze, Pistoia, Lucca, Pisa, Livorno dove nel raggio di circa 100 km vive il 40% della popolazione regionale e ove sarebbe di fondamentale importanza il raddoppio dei binari ad ovest di Pistoia proprio perché i treni provenienti da Lucca sono quelli che provocano ritardi verso Firenze. Negli scorsi mesi la Regione si è impegnata ad avviare il raddoppio della tratta Lucca-Pistoia, che permetterà di sanare questa situazione, con un finanziamento di ben 455 milioni di euro, di cui 220 sono a carico del Governo e 235 della Regione. Di questi ultimi, come si diceva, 36 milioni sono già stati attivati per il superamento dei passaggi a livello della tratta.

Un’altra linea che incide nella provincia di Pistoia è la storica Porrettana. L’intervento di ripristino della linea ha portato alla sua riapertura nel novembre dello scorso anno, come definito dall’intesa raggiunta tra la Regione ed RFI, con le medesime potenzialità funzionali precedenti alla sospensione del traffico ferroviario. Un’altra risorsa importante, su cui dovrebbe puntare la Regione, è quella della progettualità sul Tram-treno della Piana. La proposta riguarda l’area vasta Firenze-Prato-Pistoia in cui si potrebbe inserire un sistema integrato di tramvie e linee ferroviarie tra Firenze, Campi Bisenzio e Prato.

La voglia di mobilità sostenibile c’è. Basta guardare la tramvia di Firenze, la cui rete al momento è costituita dalla sola linea T1, è uno degli esempi più importanti di come offrire un servizio moderno ed efficiente per i pendolari grazie anche alla frequenza delle corse (nei momenti di punta una ogni 4 minuti) ed alla velocità di collegamento, che permette di raggiungere il centro di Firenze da Scandicci in soli 23 minuti. I numeri sono sempre più in crescita. I viaggiatori al giorno sono 30.000 e all’anno hanno ormai superato i 13 milioni con almeno il 25% dell’utenza che in passato viaggiava su auto privata, si tratta di 3 milioni e 200 mila di auto che ogni anno restano a casa e 1.600 le tonnellate di CO2 che si sono ridotte. Per quanto riguarda le linee 2 e 3 (Aeroporto-Stazione e Careggi-Stazione) è fissata per febbraio 2018 la fine dei lavori mentre la messa in esercizio reale è programmata per maggio-giugno, una volta che almeno due mesi di pre-esercizio saranno trascorsi per avere l’autorizzazione finale al trasporto passeggeri dal Ministero.

Il successo della tramvia a Firenze

Le proposte di Legambiente. Per rilanciare il servizio ferroviario regionale, ecco le nostre proposte:

1) Occorre continuare la cura inaugurata da Delrio, con un ruolo più incisivo del Ministero delle infrastrutture e trasporti che deve diventare il regista di una nuova politica dei trasporti in Italia che coinvolga Regioni, Comuni, concessionari e imprese. Il Ministero inoltre deve rafforzare il suo ruolo di indirizzo e controllo.

2) Più treni sulle linee ferroviarie facendo diventare il servizio ferroviario sempre più competitivo. Per far ciò, occorre potenziare l’offerta urbana lungo le direttrici nazionali più importanti, dove è più forte la domanda pendolare e nelle aree del Paese, come al Sud, dove è del tutto inadeguata.

3) Dare priorità agli investimenti infrastrutturali nelle città perché è nei centri metropolitani che si gioca la sfida fondamentale della mobilità italiana, cercando di superare il gap che le separa dalle grandi conurbazioni europee.

4) Una politica più coraggiosa, per riportare i treni al sud, attraverso interventi che permettano di ridurre i tempi di percorrenza e inaugurare nuove tratte ferroviarie.

5) Indirizzare le risorse che ci sono per rilanciare gli investimenti infrastrutturali. Nel bilancio dello Stato esistono infatti le ricorse per un salto di qualità nel servizio ferroviario, perché ogni anno diversi miliardi di Euro vengono destinati ai sussidi all’autotrasporto, dalle tariffe autostradali che continuano a crescere senza controlli per la gestione di opere pubbliche, e da recuperare da investimenti sbagliati in grandi opere e cantieri autostradali e dal bilancio delle Regioni che devono scegliere di rilanciare prioritariamente il trasporto su ferro.

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