Rossi: “Non infangare Barbiana”. Carlà Campa: “Grave accostarla a Bibbiano e Forteto”

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L’esperienza di Barbiana è così alta che non può essere infangata. Tutti devono rispettarla e attingere ad essa, come ad una fonte, per riflettere sul presente e sul futuro, proprio e della propria comunità. A me pare che mai come oggi tutti noi siamo chiamati in causa, personalmente, per un impegno di solidarietà verso chi ha bisogno, senza distinzioni di appartenenza nazionali, etniche o di classe. Mai come oggi c’è bisogno di educazione e di cultura, consentendo a tutti di accedere al sapere per la propria emancipazione e per favorire il dialogo e la convivenza”.
Così il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi sintetizza i motivi della sua partecipazione ieri alla marcia verso Barbiana insieme ai sindaci del Mugello, i sindacati e 200 semplici cittadini.
Una camminata la cui idea è nata negli scorsi giorni per “rinsaldare gli ideali di pace, libertà e uguaglianza che sono al centro del pensiero e delle azioni di don Lorenzo Milani” a seguito dell’accostamento di Barbiana a Bibbiano e al Forteto fatto da un convegno promosso a Bergamo da alcuni gruppi del tradizionalismo cattolico, e che fa riferimento diretto alla Lega. Sostegno e partecipazione alla marcia è arrivato anche dalla Rete delle Consulte del Mugello, che “ritiene inaccettabile il tentativo in atto, da parte di alcuni soggetti, di strumentalizzare e travisare il valore e il portato dell’opera di don Lorenzo Milani che viene fatto attraverso l’accostamento di Barbiana a vicende che non hanno assolutamente niente a che vedere con l’esperienza e il messaggio di Barbiana e della sua scuola”.

Il presidente Rossi è salito a Barbiana insieme ai sindaci del Mugello dopo aver scritto, quasi di getto, insieme al sindaco di Vicchio Filippo Carlà Campa, una lettera-appello a difendere e tramandare i valori di convivenza, uguaglianza, antifascismo e democrazia che sono alla base del pensiero e dell’azione di Don Milani. In accordo con la Fondazione Don Milani, che a Barbiana ha sede, è nata l’idea della marcia, alla quale, senza gonfaloni e senza bandiere, si sono uniti semplici cittadini e anche il presidente del consiglio regionale Eugenio Giani. Fra loro anche Guido, uno degli ultimi alunni di Don Lorenzo, che ha parlato di come, tutti insieme, i ragazzi imparavano e lavoravano.

“Una manifestazione – ha spiegato Rossi – non contro qualcosa ma a favore di qualcosa, per testimoniare quello che quassù è avvenuto e che non permetteremo a nessuno di calpestare”.
In silenzio, il corteo ha percorso i quasi tre chilometri di ripido sterrato che portano alla canonica, gli stessi che ogni giorno, con il bello e il cattivo tempo, gli alunni di don Lorenzo facevano a piedi per raggiungere la scuola che sarebbe diventata, per loro, un potente strumento di emancipazione e libertà.

“Ai valori di Barbiana ci si deve ispirare – ha proseguito Rossi – anche per trovare le risposte giuste ai problemi della comunità in cui viviamo. Credo che in tempi difficili, di crisi come quelli di oggi, il riferimento a Barbiana diventi più che mai fondamentale. Due temi, in particolare, emergono con forza: come cittadini, prima ancora che come istituzioni, siamo chiamati alla solidarietà, a rimuovere gli ostacoli verso la piena realizzazione della persona, senza discriminazioni di sorta. Il secondo punto è che qui si insegnava alla povera gente non solo le basi dell’alfabetizzazione, ma anche la cultura alta. Anche oggi solo la cultura ci può salvare, una cultura alta resa fruibile al popolo. La democrazia muore se la cultura non arriva al popolo”.

Dalla Nazione si leggono poi le parole scandite ai partecipanti dal sindaco di Vicchio Filippo Carlà Campa: “Mi scuso con chi ha subito torture e maltrattamenti. Chiedo scusa a nome di coloro che non sono riusciti a comprendere quello che succedeva al Forteto! Farò tutto il possibile per stare vicino a chi ha sofferto e ancora soffre per questa terribile vicenda, ma non resterò in silenzio dinanzi a chi utilizza quel dolore con un sensazionalismo di squallidi paragoni. Il dolore provocato dalla vicenda Forteto rimarrà dentro ognuno di noi e di chi verrà dopo di noi, pur non avendo vissuto direttamente questa tragedia. Chiunque istighi all’odio e alla paura, non fa il bene della propria comunità. Sul convegno di Bergamo credo che le parole da usare per definirlo siano vergognoso e ignobile. Accostare il nome di don Milani a queste due vicende significa compiere un grave atto di mistificazione della realtà”.

Appoggio e condivisione allo sdegno manifestato in questi giorni dalle istituzioni mugellane espresso dalle vittime del Forteto. “Ora però – specificano in una nota – non ci resta che aspettare l’inizio della commissione parlamentare d’inchiesta per rendere pubblici i nomi dei notabili mugellani che oggi si scandalizzano giustamente per l’accostamento di don Milani a Bibbiano e al Forteto ma che per 40 anni hanno permesso che bambini e disabili fossero mandati all’inferno”.

Fonte: Toscana Notizie e La Nazione

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