Mostro di Firenze, suor Elisabetta: “Non era Pacciani. Un detenuto mi fece il nome…”

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Pacciani non mi ha mai parlato di Vigilanti, ma di una persona mi fece il nome un altro detenuto, che riteneva di sapere chi fosse il responsabile. Mi disse che questa persona frequentava un bar in piazza Mercatale a Prato, che aveva tanti proiettili calibro 22 e che sparava in delle esercitazioni alle quali partecipava anche chi mi fece queste rivelazioni. Se mi ricordo come si chiamava questo detenuto? Non glielo vorrei dire però…”.
A parlare in un’intervista alla Nazione è suor Elisabetta, oggi Annamaria, 84 anni, spalla di Pietro Pacciani e ferma sostenitrice della sua innocenza riguardo alle vicende del Mostro di Firenze.
Annamaria ricorda gli ultimi tempi di Pacciani a casa: “Aveva paura a stare lì, temeva sempre che venisse qualcuno in casa, perché glien’han fatte talmente tante… che aveva ragione di aver paura”. Riguardo al proiettile ritrovato nel suo orto Annamaria dice: «Come può cadere e rimanere in verticale dentro la terra? E il portasapone? Gliene han fatte di tutti i colori”. Sui soldi che aveva in buoni postali e libretti dice: “Erano tanti, ma certamente non erano sufficienti per sedici delitti se fosse stato vero. Lui li aveva perché lavorava molto, aveva anche le pensioni dei suoceri che gestiva lui”.

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